Gli Anselmet e la vite, una reciproca dipendenza

Il primo Anselmet di cui si ha notizia fu Antoine, un vignaiolo del XVI secolo.

Il suo nome compare nell’atto di acquisto di una vigna a Introd, villaggio adagiato sulla sponda sinistra della Dora Baltea, a ovest di Aosta, la cui valle, dal 1400 in avanti, rappresenta il più importante territorio vitivinicolo della Regione.
 

Da allora, il legame con la terra e i vini qui prodotti non ha più abbandonato la famiglia. Attraverso le generazioni e le sfide quotidiane a cui la montagna sottopone i suoi abitanti, gli Anselmet hanno dedicato la loro esistenza alla terra e ai filari, tramandando un sapere artigiano che, con il tempo, si è arricchito delle esperienze, degli incontri e delle conoscenze accumulate dai suoi componenti.

Il mio primo maestro è stato il canonico Joseph Vaudan.
Da lui ho imparato a che il vino non è frutto del caso, ma un confronto continuo tra l’uomo e la natura.
Giorgio Anselmet
Da una viticoltura improntata alla sussistenza e al consumo famigliare, spesso finalizzata alla produzione di prodotto sfuso come merce di scambio per i prodotti delle alte valli, il “fare vino” degli Anselmet si è evoluto, specializzato e razionalizzato, imparando, giorno dopo giorno, vendemmia dopo vendemmia a conoscere le caratteristiche dei terroir della Valle d’Aosta, dei vitigni autoctoni, del clima e delle delicatissime relazioni che uniscono il lavoro dell’uomo al duro, impervio e faticoso ambiente di montagna.
 

Un passo in avanti

Fu nel 1978 che Renato Anselmet, ereditate le vigne dal padre Enrico, decise di proseguire la tradizione di famiglia, compiendo un passo in avanti. Scelse di produrre vino secondo standard qualitativi più rigorosi, privilegiando la qualità alla quantità. Dalla secolare vigna degli Anselmet a Villeneuve produsse le prime 70 bottiglie, parte delle quali furono apprezzate e acquistate dai ristoratori della zona. A partire dagli anni ’90, Renato acquistò nuovi appezzamenti e si iscrisse alla giovane Associazione Viticoltori di Villeneuve, di cui divenne presidente, contribuendo a scambiare idee, rifiutare superstizioni e raccogliere consigli su come elevare e migliorare i vini prodotti in Valle.
 

La passione dei pionieri

La passione per la vigna e la curiosità dei pionieri: sono questi i doni che Renato Anselmet ha trasmesso al figlio Giorgio, che oggi conduce l’azienda con la moglie Bruna Cavagnet e i figli Henri, Stephanie e Arline. Un apprendistato fatto di esperimenti, errori, ripensamenti, viaggi, assaggi e, soprattutto, incontri decisivi. Il primo dei quali con il canonico Joseph Vaudan, docente dell’Institut Agricole Régional, dove Giorgio intraprese gli studi. La lezione di Vaudan, tutt’ora alla base della nuova viticoltura valdostana, fu la scintilla di una nuova consapevolezza: il vino in Valle d’Aosta non era più il frutto del caso, ma di un continuo confronto umano, scientifico e tecnologico con le rigide condizioni imposte dalla montagna. Le tradizioni ereditate dalla cultura contadina potevano incontrare le più moderne tecniche agronomiche e di vinificazione per produrre vini orgogliosamente identitari e qualitativamente ineccepibili, frutto di continue sperimentazioni e incessanti prove. Vaudan dimostrò che la Valle d’Aosta poteva essere una grande regione vitivinicola e che i vini di montagna, interpretati da vigneron desiderosi di mettersi in gioco, potevano trovare un’espressione personale e una qualità pari alle più prestigiose regioni vitivinicole del mondo.

Carattere valdostano

Sotto l’insegnamento di Vaudan, Giorgio Anselmet modifica radicalmente il proprio modo di “fare vino”. Primo in Valle d’Aosta, applica le tecniche d’allevamento del cordone speronato ai vitigni autoctoni. La vigna diventa il baricentro dell’attività produttiva e la cantina un modo per interpretate, valorizzare ed esaltare ciò la terra imprime, stagione dopo stagione, nel carattere del vino. All’acquisto di nuovi appezzamenti segue lo studio delle migliori varietà da impiantare. Vengono recuperati vitigni autoctoni e dimenticati quali il Petit Rouge, il Cornalin, il Fumin, il Mayolet e il Muscat; nonché scelte varietà internazionali come il Pinot Nero, il Merlot, lo Chardonnay, il Gamay e il Pinot Grigio, cercando di valorizzarne il carattere “valdostano” attraverso una scrupolosa scelta dei luoghi d’impianto.
 

Nuova cantina e nuovi incontri

Nel 2007 a Villeneuve, sugli stessi versanti a cui il primo Anselmet consegnò le sue fatiche di vigneron, viene inaugurata la nuova cantina, una struttura in legno, pietra e ferro battuto dove l’impegno in vigna incontra tecniche di vinificazione e affinamenti dedicati a ciascun vino, studiati annata per annata. A coordinare il lavoro giunge Beppe Caviola, uno dei più stimati enologi contemporanei, che dona ai vini di Maison Anselmet la sua straordinaria esperienza tecnica. Oggi Anselmet coltiva circa 10 ettari di vigneti suddivisi in piccole e piccolissime parcelle terrazzate sui versanti della Dora Baltea, tra Avise e Chambave. Una produzione totalmente manuale, in vigna come in cantina, che esalta l’incredibile varietà e la straordinaria personalità dei vini valdostani, cercando di coglierne il carattere mutevole e grandioso, inafferrabile eppure chiaramente territoriale.


FRAZ. VEREYTOD, 31
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Tutti i nostri vini sono distribuiti da Sagna S.p.a. – Torino

 

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